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al testo di Ivan Pozzoni
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La scrittura arriverà, ancora, innumerevoli volte, nella vita, spazzando via i colonnelli come una rivoluzione buttando a mare ogni ammiraglio, arriverà, ancora, a marchiare i dorsi delle mani timbrate dall’ardore dei carboni, a spolverare meccanici chiusi in una bara, artisti nello stringere, tra dita morte, chiavi inglesi, e arriverà, ancora, regolare come l’orario d’un carro funebre.
La scrittura arriverà, sciacquando tonache e babydoll nelle maree di fango degli tsunami, sommergendo ogni reazione nell’atonia frenetica dell’attesa, trascinando via, nel moto ondoso della risacca, incrostazioni somatiche, sentimenti insaziabili, stress da malattia, sogni / progetti, frustrazioni da flessibilità lavorativa, nuovi amori, irrigando i relitti immersi nelle nostre tasche d’uomini di città.
La scrittura arriverà come un infarto in una notte d’autunno arriverà sparendo, senza concederci l’ardire d’acconsentire, e sparirà, arrivando, condannandoci a rimanere a mani vuote.
[Patroclo non deve morire, 2013] |
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